Un vero albergatore considererà tutti i suoi clienti […], una volta che li avrà accolti nelle sue camere, come figli in tenera età […] e ne proteggerà il riposo con materno, infinito amore.
Guido Ceronetti
L’arte non ha il solo potere di toccare i nervi scoperti del mondo o di risvegliare il cervello atrofizzato della società, ma anche di prendersi cura dei luoghi, di rivitalizzarli, modificarli, seppur temporaneamente, con una forza che (a volte pu sfuggire) mira a plasmare visivamente gli spazi, a renderli diversi, a mutarli, a creare inaspettati e spericolati punti di vista. Ogni ambiente, ogni stanza che ospita un’opera d’arte – volendo parafrasare Cicerone possiamo dire che una stanza senza opere d’arte è come un corpo senz’anima – è infatti locus di importanti metamorfosi, di apertura reale e immaginifica verso un pubblico che pu vivere in atmosfere nuove o rinnovate, fatte di dimensioni estetiche che sono capaci di toccare da vicino l’esistenza. È quanto accade oggi a Pietrasanta con questo primo racconto dell’arte curato dalla Kyro Art Gallery, il cui nome, Suite d’Autore, porta a ripensare appunto le sei lussuose suites del Duomo, albergo elegante e raffinato ritrovo d’appetitosi aperitivi che guarda dritto negli occhi la meravigliosa cattedrale del quattordicesimo secolo, con l’energia di opere che sembrano dar vita a un percorso espositivo in cui locus e logos si incontrano, si avviluppano, confluiscono in un ricamo visivo che non sa più qual mano si fece spola ad intrecciarne i fili.
Connotate già d’un nome che richiama alla memoria ora i grandi maestri del Rinascimento (Michelangelo Buonarroti), ora due straordinari poeti (Giosuè Carducci nato a Valdicastello e Gabriele D’Annunzio che nella villa La Versiliana compose La pioggia nel pineto), ora un Papa (Leone X, al secolo Giovanni de’ Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico), ora l’eroico Guiscardo da Pietrasanta (fondatore del Cuore della Versilia) ora ancora un messere che a detta di Machiavelli ebbe vita avventurosa (Castruccio Castracani degli Antelminelli, più esattamente), le sei suites del Duomo sono oggi abitate dalle opere di Giuseppe Ciracì, di Ilaria Gasparroni, Luca Gilli, di Marco Nizzoli, di Eleonora Rossi, di Raffaele Rossi, del duo Simoncini.Tangi e di Narda Zapata, per disegnare un avvincente racconto dell’arte, un percorso in cui il guardare, il contemplare, l’interrogarsi su tecniche o materiali, il riflettere su opere che a loro volta riflettono intuitivamente l’animus sui compos, si associano al piacere del riposare e del soggiornare in una città porosa, accogliente, marmorea, che va ascoltata perché è il riflesso di tante storie.
Se nella suite Castracani sono allestite fotografie del Monte Altissimo di Gilli, nella Carducci quattro lavori di Simoncini.Tangi, nella Buonarroti pitture (che sembrano screpolate dal sole) di Raffaele Rossi, nella Leone sorprendenti collage di Nizzoli, nella D’Annunzio diafani ritratti di Eleonora Rossi e nella Guiscardo eleganti atmosfere di Ciracì, nell’area comune, così generosa e confortevole con i suoi ospiti, sfilano le opere di Giuseppe Ciracì, una brillante scultura di Ilaria Gasparroni e dei preziosi misterios di Narda Zapata, quasi a chiedere un dialogo intimo, a invitare ognuno tra le pieghe (e i dispiegamenti) di fantasie senza fili, di sogni che abbiamo sognato e che non possono sognarci.