L’arte di separare (2023) è un progetto speciale realizzato dall’artista Ilaria Gasparroni nell’ambito delle esposizioni speciali che la Kyro Art Gallery organizza, da tempo, in dialogo con varie istituzioni. Si tratta, nello specifico, di un ampio e prezioso paravento a quattro ante di marmo dove, su ogni sportello, troviamo raffigurata una stagione della natura.

L’opera, suggerisce Ilaria Gasparroni, è «concepita come metafora delle quattro stagioni della vita di ogni essere umano: la primavera, l’estate, l’autunno e l’inverno accomunano l’umanità, gli animali e le piante in un unico vortice circolare che è l’esistenza». Se sulla lastra della Primavera si intersecano e accavallano antiche carte francesi dei tarocchi – c’è il Voyage, ci sono Les planetes o Les astres, c’è La lumier, Le chaos e Le ciel – a farfalle, a pregiate carte da parati, a origami e a una pagina che riproduce lo spartito del Concerto in Mi maggiore composto da Cesare Vivaldi, nell’Estate, dialogano tra loro il Concerto in Sol minore (sempre di Vivaldi, presente anche nell’Autunno con il Concerto in Fa maggiore e nell’Inverno con il Concerto in Fa minore) a rare tavole agroalimentari o a una poesia di Attilio Bertolucci, Come agosto finisce, la mattina dopo una notte.

Meravigliosa, nel pannello dell’Autunno, la mela che squilla tra i tasselli distratti di un puzzle o il piccolo e evocativo foglio di carta realizzato in marmo e inchiostro con un breve stralcio tratto dal dialoghetto Le Muse di Cesare Pavese, il più significativo dei Dialoghi con Leucò (1947).

Non ti sei mai chiesto perché un attimo, simile a tanti del passato, debba farti d’un tratto felice, felice come un dio? Tu guardavi l’ulivo, l’ulivo sul viottolo che hai percorso ogni giorno per anni, e viene il giorno che il fastidio ti lascia e tu carezzi il vecchio tronco con lo sguardo, quasi fosse un amico ritrovato e ti dicesse proprio la sola parola che il tuo cuore attendeva. Altre volte è l’occhiata di un passante qualunque. Altre volte la pioggia che insiste da giorni. O lo strido strepitoso di un uccello. O una nube che diresti di aver già veduto. Per un attimo il tempo si ferma, e la cosa banale te la senti nel cuore come se il prima e il dopo non esistessero più. Non ti sei chiesto il suo perché?